I grattacieli del dopoguerra
Ci troviamo negli anni del miracolo economico del dopoguerra, a Milano c’è un grande entusiasmo, le fabbriche più importanti sono una presenza sempre più preponderante e la forza operaia incrementa di non poco la popolazione cittadina.
Nasce l’idea di un centro direzionale attorno alla stazione centrale, dove concentrare le sedi delle principali aziende ed è infatti proprio qui che si svilupperanno alcuni dei nuovi grattacieli simbolo della città. Nel 1955 infatti, con i suoi 116 metri di altezza, Grattacielo Milano di Luigi Mattioni, meglio conosciuto come Torre Breda, sarà il primo edificio a rompere lo storico vincolo dei 108,5 metri che nessun edificio poteva superare per rispetto della Madonnina del Duomo che doveva sempre sovrastare la città.
Pochi anni dopo fu la volta di Grattacielo Pirelli di Gio Ponti che, con i suoi 127 metri di altezza, sarà per ben mezzo secolo l’edificio più alto d’Italia e a tutt’oggi tra gli edifici in calcestruzzo più alti al mondo. Sempre nell’area del centro direzionale di Milano troviamo la Torre Galfa di Melchiorre Bega (109 metri), la Torre UTC (Uffici Tecnici Comunali), attualmente in disuso in attesa di una una gara per la sua riassegnazione, più altre torri minori come quelle che si affacciano su piazza della Repubblica (Torre Turati 30 e Torre Turati 40 di Giovanni e Lorenzo Muzio) ma anche la Torre di via Pirelli e le vicine torri di UNA Hotel Century o la Torre dell’Istituto Svizzero di Armin Meili in piazza Cavour.
In questi anni fa la sua comparsa anche la controversa Torre Velasca di Ernesto Nathan Rogers, nata sulle macerie dei bombardamenti bellici a ridosso del centro storico e considerata una delle massime espressioni del Razionalismo Italiano (oggi vincolata dalla Soprintendenza per i Beni Culturali per il suo elevato valore storico-artistico). Torre Velasca per la sua particolare forma che richiama un torrione medievale diventerà presto uno dei simboli di Milano, utilizzata in diversi set cinematografici, amata e odiata da molti. Parallelamente ai grattacieli legati al terziario, la borghesia milanese, alla ricerca di modernità e un’immagine rinnovata, inizierà a stabilirsi in appartamenti a torre (le così dette “ville sovrapposte”) come per la Torre Revere e Torre Monforte.
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